Beppe Grillo torna a offrire una visione come minimo “molto personale” dei temi economici più in voga al momento. Nella sua invettiva esprime posizioni particolari che vale la pena analizzare in dettaglio.
Innanzitutto, lo spread (differenziale dei rendimenti tra un titolo di debito di uno stato e un titolo considerato free risk: In particolare, gli istituti finanziari che usano come collaterale sui prestiti (a imprese e famiglie) i titoli di debito pubblico, potrebbero essere costretti ad aumentare i tassi dei prestiti stessi. Quindi, potremmo dire che lo spread, in senso figurato, “si mangia” eccome!
Grillo si supera: sostiene infatti che le agenzie di rating sono le principali determinanti dello spread, che a sua volta è indipendente dalle politiche dello Stato Italiano (è quello che intende quando dice “[…] non dipende da Monti”). Lo spread dipende dalla possibilità di rischio del debito dello Stato Italiano in rapporto a quello tedesco e quindi varia in funzione delle politiche economiche (passate, presenti e future) del nostro Paese. E’ ovvio che la politica economica di uno Stato non è l’unica determinante: in Europa contano (solo per citare alcuni fattori) anche la politica comunitaria (: come si può sostenere che le politiche nazionali non influiscano sulle aspettative degli investitori?
E’ chiaro (ad esempio) che manovre espansive da parte della , .
Passiamo ora alle agenzie di rating: è vero che queste esprimono giudizi (appunto “un rating”) che vanno a influenzare le decisioni degli investitori, e che quindi esse sono delle determinanti dello spread. Il punto è che i giudizi delle agenzie, per quanto possano essere accusati di parzialità (le agenzie sono infatti soggetti privati spesso con evidenti conflitti di interesse), sono considerati come obiettivi, o comunque frutto di analisi oggettive, dalla gran parte degli investitori; quindi sarebbe più corretto dire che lo spread dipende sì dai giudizi delle agenzie di rating, ma anche dal fatto che molti considerano corretti tali giudizi, che si basano su proiezioni macroeconomiche, politiche, etc. ampiamente condivise.
In conclusione, lo spread di un titolo di debito italiano non è una variabile indipendente dal governo dello Stato stesso. Può dipendere da molti fattori, alcuni dei quali sicuramente molto più importanti (es. azione della Bce, accordi fra Stati), ma dire che le politiche governative non contino, è una gravissima imprecisione.
E’ sempre “colpa dei mercati” da cui il nostro Stato si finanzia, ma chi governa ha qualche merito, o demerito in proposito; “deresponsabilizzare” chi decide le politiche economiche sulla gestione del debito sovrano fa piacere solo a chi ha responsabilità in negativo o non ha alcun piano politico a riguardo. E “fare inflazione” è fortunatamente una scelta che con l’euro abbiamo cercato di escludere.
P.S.: incredibile, ma vero…