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  • Il 1° marzo, ospite a Quarta repubblica su Rete 4, il leader della Lega Matteo Salvini ha chiesto (min. 20:22) al nuovo governo – di cui il suo partito fa parte – di allentare il blocco degli sfratti, introdotto dal precedente esecutivo per limitare i danni della crisi causata dal coronavirus. Secondo l’ex ministro dell’Interno, in Italia sarebbero «4 milioni» i proprietari di un appartamento o di un negozio che, al di là dell’emergenza degli ultimi mesi, «non si vedono pagare l’affitto da anni». Pochi secondi dopo Salvini ha poi ribadito la cifra dei «4 milioni» – riportata in virgolettati anche da testate come La Repubblica e Fanpage – specificando però che «bloccare gli sfratti solo per le vittime economiche del Covid dell’anno scorso è sacrosanto». Al di là del giudizio politico del leader della Lega su cosa sia giusto o meno fare in relazione agli sfratti, abbiamo verificato che cosa dicono i numeri sugli affitti e gli sfratti. Salvini sbaglia di parecchio. Di che cosa stiamo parlando Prima di entrare nel dettaglio delle cifre, vediamo brevemente che cos’è il blocco degli sfratti e come siamo arrivati al dibattito di oggi. Con il decreto “Cura Italia” di marzo 2020 il governo Conte II aveva sospeso per circa quattro mesi «l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche a uso non abitativo». Detta in altri termini, aveva vietato fino al 30 giugno 2020 tutti gli sfratti – sia di abitazioni che di negozi o uffici – per non peggiorare le conseguenze sociali ed economiche della crisi. Il blocco valeva anche per procedimenti avviati prima dello scoppio dell’epidemia. Nella conversione in legge del “Cura Italia”, arrivata ad aprile, il blocco era stato prorogato fino al 1° settembre 2020, scadenza ulteriormente spostata al 31 dicembre 2020 dal decreto “Rilancio”, convertito in legge a luglio dell’anno scorso. A fine 2020 il governo Conte II ha poi approvato il decreto “Milleproroghe”, che ha esteso il provvedimento fino al 30 giugno 2021 (proroga non modificata dalla conversione in legge, avvenuta il 25 febbraio 2021 con la nuova maggioranza). Il “Milleproroghe” ha però introdotto delle novità rispetto a quanto previsto dal “Cura Italia”. In base alle disposizioni oggi in vigore – da alcuni considerate incostituzionali – rimangono vietati gli sfratti per “morosità”, ossia quelli per mancato pagamento dell’affitto, ma non quelli dovuti per esempio alla scadenza di un contratto di affitto. È vero, come dice Salvini, che «da anni» in Italia «ci sono 4 milioni di italiani proprietari di un appartamento o di un negozio che non si vedono pagare l’affitto»? La risposta, in breve, è no. I dati del Ministero dell’Interno sugli sfratti Orientarsi tra i dati degli sfratti non è semplice, in particolare se si vuole tenere conto anche degli effetti della crisi economica causata dalla Covid-19, su cui non ci sono ancora statistiche aggiornate. Neppure le relazioni tecniche del “Cura Italia” e del “Milleproroghe” contengono stime che provano a quantificare l’impatto del blocco degli sfratti su chi affitta un’immobile. Per avere un’ordine di grandezza sul fenomeno degli sfratti, possiamo però guardare i dati più aggiornati del Ministero dell’Interno sulle «procedure di rilascio di immobili a uso abitativo» (quelli a uso non abitativo non sono disponibili, ma ci torneremo tra poco) pubblicati a settembre 2020 e relativi al 2019. Nell’anno precedente all’emergenza coronavirus erano state avanzate circa 100 mila richieste di esecuzione di sfratto per diversi motivi, dalla morosità alla fine del contratto di locazione. Stiamo parlando di una cifra 40 volte inferiore a quella indicata da Salvini in tv. Nel 2019 era stato emesso un provvedimento di sfratto per circa la metà delle richieste avanzate, mentre ne erano stati eseguiti quasi 26 mila. Se si guarda ai dati degli ultimi anni, si scopre che i numeri sono in continuo calo. Nel 2016, per esempio, le richieste di sfratto erano state quasi 160 mila, i provvedimenti emessi quasi 62 mila, e gli sfratti eseguiti oltre 35 mila (Grafico 1). Secondo l’ex ministro dell’Interno, in Italia sarebbero «4 milioni» i proprietari di un appartamento o di un negozio che, al di là dell’emergenza degli ultimi mesi, «non si vedono pagare l’affitto da anni». Pochi secondi dopo Salvini ha poi ribadito la cifra dei «4 milioni» – riportata in virgolettati anche da testate come La Repubblica e Fanpage – specificando però che «bloccare gli sfratti solo per le vittime economiche del Covid dell’anno scorso è sacrosanto». Al di là del giudizio politico del leader della Lega su cosa sia giusto o meno fare in relazione agli sfratti, abbiamo verificato che cosa dicono i numeri sugli affitti e gli sfratti. Salvini sbaglia di parecchio. Di che cosa stiamo parlando Prima di entrare nel dettaglio delle cifre, vediamo brevemente che cos’è il blocco degli sfratti e come siamo arrivati al dibattito di oggi. Con il decreto “Cura Italia” di marzo 2020 il governo Conte II aveva sospeso per circa quattro mesi «l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche a uso non abitativo». Detta in altri termini, aveva vietato fino al 30 giugno 2020 tutti gli sfratti – sia di abitazioni che di negozi o uffici – per non peggiorare le conseguenze sociali ed economiche della crisi. Il blocco valeva anche per procedimenti avviati prima dello scoppio dell’epidemia. Nella conversione in legge del “Cura Italia”, arrivata ad aprile, il blocco era stato prorogato fino al 1° settembre 2020, scadenza ulteriormente spostata al 31 dicembre 2020 dal decreto “Rilancio”, convertito in legge a luglio dell’anno scorso. A fine 2020 il governo Conte II ha poi approvato il decreto “Milleproroghe”, che ha esteso il provvedimento fino al 30 giugno 2021 (proroga non modificata dalla conversione in legge, avvenuta il 25 febbraio 2021 con la nuova maggioranza). Il “Milleproroghe” ha però introdotto delle novità rispetto a quanto previsto dal “Cura Italia”. In base alle disposizioni oggi in vigore – da alcuni considerate incostituzionali – rimangono vietati gli sfratti per “morosità”, ossia quelli per mancato pagamento dell’affitto, ma non quelli dovuti per esempio alla scadenza di un contratto di affitto. È vero, come dice Salvini, che «da anni» in Italia «ci sono 4 milioni di italiani proprietari di un appartamento o di un negozio che non si vedono pagare l’affitto»? La risposta, in breve, è no. I dati del Ministero dell’Interno sugli sfratti Orientarsi tra i dati degli sfratti non è semplice, in particolare se si vuole tenere conto anche degli effetti della crisi economica causata dalla Covid-19, su cui non ci sono ancora statistiche aggiornate. Neppure le relazioni tecniche del “Cura Italia” e del “Milleproroghe” contengono stime che provano a quantificare l’impatto del blocco degli sfratti su chi affitta un’immobile. Per avere un’ordine di grandezza sul fenomeno degli sfratti, possiamo però guardare i dati più aggiornati del Ministero dell’Interno sulle «procedure di rilascio di immobili a uso abitativo» (quelli a uso non abitativo non sono disponibili, ma ci torneremo tra poco) pubblicati a settembre 2020 e relativi al 2019. Nell’anno precedente all’emergenza coronavirus erano state avanzate circa 100 mila richieste di esecuzione di sfratto per diversi motivi, dalla morosità alla fine del contratto di locazione. Stiamo parlando di una cifra 40 volte inferiore a quella indicata da Salvini in tv. Nel 2019 era stato emesso un provvedimento di sfratto per circa la metà delle richieste avanzate, mentre ne erano stati eseguiti quasi 26 mila. Se si guarda ai dati degli ultimi anni, si scopre che i numeri sono in continuo calo. Nel 2016, per esempio, le richieste di sfratto erano state quasi 160 mila, i provvedimenti emessi quasi 62 mila, e gli sfratti eseguiti oltre 35 mila (Grafico 1).
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