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  • Il 16 luglio 2023 è stato pubblicato un tweet che recita: «l’86% dei bambini ha subito una reazione avversa dal vaccino COVID, secondo gli studi clinici di Pfizer». Nel tweet è presente anche l’immagine con la scritta nera «Breaking news» (in italiano, «Ultime notizie») su uno sfondo giallo. Si tratta di un contenuto fuorviante, presentato senza il contesto necessario alla sua comprensione. Contattato dai fact-checker di Agence France-Presse (AFP), un portavoce della Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha affermato che la fonte della percentuale in questione è una scheda informativa in inglese redatta a maggio 2021 per gli operatori sanitari addetti alla somministrazione del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech. In particolare, la scheda in questione era stata diffusa dopo che il vaccino era stato autorizzato dalla FDA per l’uso sugli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 15 anni. A pagina 25 di questo documento, infatti, compare una tabella che riporta il numero degli adolescenti tra i 12 e 15 anni, partecipanti a uno studio clinico prima dell’autorizzazione del vaccino per questa fascia di età, che hanno sentito «dolore nel sito di iniezione» entro sette giorni dalla somministrazione della prima dose del vaccino anti-Covid di Pfizer. Dei 1.127 partecipanti, 971 – circa l’86 per cento – avevano riportato “qualsiasi” livello di dolore, da lieve a grave, si legge nel report. Il documento specifica, inoltre, che il dolore nel sito di iniezione era passato dopo pochi giorni. L’ufficio per la sicurezza dell’immunizzazione dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) ha spiegato sempre ad’AFP che alcuni eventi avversi, incluso il dolore nel sito di iniezione, sono comuni dopo la somministrazione dei vaccini anti-Covid a mRna come quello di Pfizer, ma che «sono molto spesso di natura lieve o moderata e in genere si risolvono in pochi giorni», mentre «gli eventi avversi gravi che richiedono cure mediche sono rari».
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