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  • In un’intervista con Repubblica, l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha parlato di una possibile alternativa alla moneta unica: una moneta parallela, su modello di quella introdotta nelle fasi finali della Seconda guerra mondiale in Italia da parte degli Alleati.



    Secondo il leader di Forza Italia, la cosiddetta Am-lira “funzionava benissimo”, e dunque una possibilità sarebbe “una moneta italiana con una doppia circolazione di moneta, euro e lira, in modo da riacquisire una parziale sovranità monetaria”.



    Facciamo quindi un salto indietro di circa settant’anni e vediamo se quell’esperienza sia stata effettivamente un esempio di buon funzionamento.



    La moneta degli occupanti



    La “am-lira” fu la moneta introdotta dal comando alleato in Italia (Amgot, Allied Military Government of Occupied Territories) dopo lo sbarco in Sicilia ai primi di luglio del 1943. Erano banconote stampate materialmente negli Stati Uniti denominate in lire, in formato quadrato o rettangolare, e di cui era stata fissata dall’Amgot la parità 1:1 con le lire circolanti, emesse dal Regno d’Italia. Restarono in circolazione con valore legale fino al 30 giugno 1950, quando la Banca d’Italia – che ne assunse il controllo all’inizio del 1947 – terminò la fase di sostituzione con le “normali” lire.



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    L’episodio della moneta stampata dal comando angloamericano in Italia è stato poco studiato dagli storici. Per capirne il ruolo e la funzione, ci siamo rivolti al professor Carlo Spagnolo, docente di Storia contemporanea presso l’Università di Bari e autore de La stabilizzazione incompiuta: Il piano Marshall in Italia (1947-1952) (Carocci, 2001).



    L’introduzione della “moneta parallela” ha due cause principali: da un lato l’assenza di un’autorità economica e monetaria per il collasso dello stato centrale italiano in seguito all’invasione tedesca da nord e alleata da sud; dall’altro, la volontà di scaricare almeno parte dei costi dell’occupazione sulla popolazione locale.



    “Le am-lire servirono a pagare le spese di occupazione, a spese degli italiani, e contribuirono molto alla poderosa inflazione del 1943-1945, a cui la repubblica dovette con difficoltà porre rimedio nel 1947”, dice Spagnolo. In sostanza, invece di ricorrere alla confisca dei beni di cui avevano bisogno i soldati inglesi e americani, questi venivano pagati una moneta coniata dagli Alleati e battuta secondo le loro esigenze: le am-lire, appunto.



    L’inflazione



    Dal punto di vista dell’economia italiana, è difficile vedere le am-lire come un fattore positivo. Durante la guerra il potere di acquisto della lira, fino a quando era presente un governo italiano unico e riconosciuto, era garantito, seppure con gli strumenti tipici di un’economia di guerra come il razionamento e il controllo dei prezzi.



    “A partire dall’estate del 1943 tutto quanto comincia a vacillare. Gli americani, man mano che sbarcano, emettono una loro moneta convertibile nelle lire. Ma mentre le lire italiane avevano dietro le riserve auree, quelle americane no: quindi aumentano la liquidità nel paese”, continua Spagnolo. “L’economia non fornisce più beni, e quindi i prezzi cominciano a salire; vengono meno i controlli amministrativi, e quindi esplode un’inflazione latente; vengono emesse lire, ma in quantità arbitraria e senza il collegamento con riserve auree: di conseguenza si produce inflazione”.



    All’aumentare dell’inflazione – di cui le am-lire furono solo una delle molte cause – il comando alleato emise biglietti delle am-lire di taglio sempre più grande. A metà del 1947 il livello dei prezzi era circa cinquanta volte quello prebellico. “Le Am-lire funzionavano benissimo per gli occupanti, molto meno per l’economia italiana, ma furono un male inevitabile in quanto la lira italiana non aveva più una autorità sovrana di riferimento”, conclude Spagnolo. L’inflazione venne riportata sotto controllo solo con un difficile aggiustamento operato dalla Banca d’Italia tra il 1946 e il 1947.



    Il verdetto



    Silvio Berlusconi ha citato le am-lire come esempio di “doppia moneta” che si potrebbe introdurre in Italia in parallelo con la moneta unica, e ha aggiunto che le am-lire “funzionavano benissimo”. Ci sono da fare due osservazioni di sostanza: la prima è che non si trattava di una moneta “parallela” – operazione che porrebbe comunque parecchi problemi, se attuata oggi – ma semplicemente di altre lire, stampate negli Stati Uniti, che servirono all’esercito alleato a pagare le spese di occupazione e che entrarono quindi nell’economia. La seconda è che le am-lire furono, secondo gli storici, tra le cause dell’enorme inflazione che colpì l’Italia alla fine del conflitto. “Pinocchio andante” per il leader di Forza Italia.



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