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  • Il 27 agosto 2023 il quotidiano La Verità ha pubblicato un articolo intitolato “Il popolo pensa troppo, meglio abolire il voto”, attualmente disponibile solo nella versione cartacea. Il pezzo riporta una dichiarazione rilasciata dal fondatore del World Economic Forum Klaus Schwab (definito dall’autore dell’articolo «il portavoce ufficiale dell’inferno») sulla capacità dell’intelligenza artificiale di apprendere comportamenti e prevederne la ripetizione. Secondo l’autore, Schwab avrebbe fatto questo riferimento con «l’obiettivo dichiarato» di attaccare la «democrazia elettiva». Per rafforzare la tesi, l’articolo cita un editoriale pubblicato «alcuni giorni fa» dal quotidiano statunitense New York Times, «in cui si dice apertamente che la cosa migliore per la democrazia americana sarebbe quella di “cancellare le elezioni”», e un articolo pubblicato dalla rivista The Atlantic intitolato “Americans vote too much” (in italiano “Gli americani votano troppo”). Il 28 agosto 2023, il titolo de La Verità è stato ripreso su X dal senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, che ha commentato: «“Abolire le elezioni” propone il New York Times. Dovrebbe esserci lo sdegno mondiale, invece…». Si tratta di un’informazione fuorviante, che veicola una notizia falsa. Innanzitutto, la dichiarazione attribuita a Klaus Schwab circa le capacità predittive dell’intelligenza artificiale è tratta da un dibattito pubblico tenutosi nell’edizione 2017 dell’annuale Forum di Davos tra il fondatore del WEF e il co-fondatore di Google Sergey Brin. In quell’occasione Schwab aveva spiegato di temere che le tecnologie predittive (ovvero in grado di elaborare dati statistici per prevedere i comportamenti) potessero essere utilizzate un giorno per soppiantare le elezioni, dal momento che il risultato di queste poteva essere considerato già noto in partenza. Dalla visione completa del video appare dunque chiaro che quella di Schwab non era una speranza, bensì uno scenario ipotetico e non auspicato, particolare confermato ai colleghi di Associated Press da un portavoce del World Economic Forum. L’articolo de La Verità fa poi riferimento a un editoriale dal titolo “The Worst People Run for Office. It’s Time for a Better Way” (in italiano, “Si candidano le persone peggiori. È tempo di adottare una soluzione migliore”), firmato dallo psicologo organizzativo e saggista Adam Grant e pubblicato, in inglese, il 21 agosto 2023 sul New York Times. Nell’editoriale, originariamente intitolato “Elections Are Bad for Democracy” (in italiano, “Le elezioni fanno male alla democrazia”), Grant propone di assegnare le cariche pubbliche non più attraverso il voto popolare, ma tramite il sorteggio, metodo ispirato allo strumento del Kleroterion utilizzato nel XI secolo a.C. dalla democrazia ateniese. Nell’editoriale, Grant si chiede: «Negli Stati Uniti utilizziamo già una versione di una lotteria per selezionare i giurati. E se facessimo lo stesso con sindaci, governatori, legislatori, giudici e persino presidenti?». Il dibattito non è inedito e sul tema esiste una vasta produzione accademica, ma per sostenere la sua tesi Grant cita uno studio pubblicato dallo psicologo Alexander Haslam, che in diversi esperimenti avrebbe dimostrato come i gruppi prendevano decisioni migliori quando i leader erano scelti in modo casuale, rispetto a quando venivano eletti dal gruppo stesso o selezionati in base alle capacità di leadership. Al di là del dibattito accademico, vale la pena precisare che gli editoriali del New York Times non rispecchiano necessariamente il pensiero e la linea editoriale del giornale, come si legge nella policy pubblicata sul sito web del quotidiano statunitense. La Verità fa infine riferimento a un articolo firmato dalla giornalista Jerusalem Demsas per The Atlantic e pubblicato il 21 agosto 2023 con il titolo “Americans Vote Too Much” (in italiano, “Gli americani votano troppo”). Nell’articolo, l’autrice non propone di abolire le elezioni, come sostiene erroneamente La Verità, ma critica lo sforzo eccessivo richiesto agli elettori americani, che devono occuparsi dell’elezione di 90 mila organi di governo locali, finendo spesso per disertare le urne. «In America, gli elettori non fanno troppo poco» ha argomentato Demsas, «è il sistema che richiede troppo. Abbiamo troppe elezioni, per troppe cariche, in troppi giorni. Abbiamo trasformato il ruolo del cittadino in un lavoro a tempo pieno e non retribuito. Il disinteresse è la risposta prevedibile, persino razionale».
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