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| - Il 24 giugno il senatore leghista Simone Pillon ha commentato su Facebook la decisione della Corte suprema degli Stati Uniti di revocare il diritto all’aborto a livello federale, rimettendo le decisioni sul tema nelle mani dei singoli Stati. Finora, negli Stati Uniti il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza non era regolamentato da una vera e propria legge, ma da un’altra sentenza della Corte suprema rilasciata nel 1973 in relazione al caso “Roe v. Wade”, secondo cui le donne dovevano avere il diritto di abortire liberamente, in ogni circostanza, almeno entro i primi tre mesi dal concepimento.
Nel suo commento, Pillon ha celebrato la revisione della sentenza “Roe v. Wade”, affermando che quest’ultima era «fondata su un caso falso» e quindi illegittima. Ma è davvero così? Questa interpretazione della sentenza circola su internet da diversi anni, ma si tratta di una lettura fuorviante dei fatti.
Nel suo commento, Pillon ha celebrato la revisione della sentenza “Roe v. Wade”, affermando che quest’ultima era «fondata su un caso falso» e quindi illegittima. Ma è davvero così? Questa interpretazione della sentenza circola su internet da diversi anni, ma si tratta di una lettura fuorviante dei fatti.
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