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  • In un post pubblicato lo scorso 21 ottobre su Il Blog delle Stelle, Luigi Di Maio ha denunciato una situazione di particolare difficoltà sociale ed economica incontrata al momento dell’insediamento del governo Conte. Secondo il vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, l’Italia contava dieci milioni di poveri e il tasso di disoccupazione più alto d’Europa. Sono informazioni corrette? Verifichiamo. Poveri relativi e assoluti Come abbiamo già sottolineato in una nostra precedente analisi, ci sono due diverse definizioni di povertà, assoluta e relativa. Sono due categorie rilevate dall’Istat in modo diverso. Un povero assoluto è colui che non ha le risorse per assicurarsi lo stretto indispensabile. Non può cioè permettersi un paniere di beni e servizi che, per il contesto in cui vive e per le caratteristiche del proprio nucleo familiare, secondo quanto riporta l’Istat «è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile». La povertà relativa – che di fatto comprende anche quella assoluta, ma viene calcolata in modo diverso – si basa invece su un confronto con il resto della popolazione. Una soglia convenzionale definita “linea di povertà” stabilisce il valore della disponibilità di spesa per consumi al di sotto della quale una famiglia viene considerata povera in termini relativi. Questa soglia di povertà, per una famiglia di due componenti, è pari alla spesa media mensile per consumi fatta per persona nel Paese. Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a quel valore sono quindi classificate come povere, in senso relativo. Quanti sono i poveri in Italia? L’Istat stila annualmente un rapporto relativo alla diffusione della povertà in Italia. L’ultimo, pubblicato il 26 giugno 2018, prende in esame l’anno precedente e, quindi, il 2017. Nel 2017, l’Istituto nazionale di statistica stima che si trovassero in condizione di povertà assoluta 1 milione e 778 mila famiglie residenti nel nostro Paese (italiane e straniere), pari a circa 5 milioni e 58 mila individui. Per quanto riguarda, poi, la povertà relativa, erano coinvolte – sempre secondo le stime dell’Istat – 3 milioni e 171 mila famiglie, per un totale di circa 9 milioni e 368 mila individui. Tabella 1: Povertà assoluta e relativa in Italia 2017 – Fonte: Istat Il leader del Movimento Cinque Stelle ottiene molto probabilmente il numero che cita («10 milioni di poveri») approssimando per eccesso (+ 632 mila persone) il numero dei poveri relativi. Più disoccupati di tutti? L’Eurostat fornisce alcuni dati che permettono di confrontare il tasso di disoccupazione italiano con quello degli altri Paesi europei. Se guardiamo al 2016 e al 2017, per cui abbiamo a disposizione le medie annuali, sia la Spagna (19,6 per cento nel 2016 e 17,2 per cento nel 2017) che la Grecia (23,6 per cento nel 2016 e 21,5 per cento nel 2017) registravano valori più alti rispetto al tasso di disoccupazione italiano (rispettivamente 11,7 per cento e 11,2 per cento). Per il 2018, i dati disponibili per tutti e tre i Paesi arrivano al mese di luglio. Anche in questo caso, i numeri dei primi sette mesi del 2018 non danno ragione a Di Maio. La Spagna e la Grecia hanno sempre mantenuto un livello di disoccupazione superiore a quello italiano. Grafico 1: Disoccupazione in Italia, Spagna, Grecia e media Eu 2016-2018 – Fonte: Eurostat Tornando all’Italia, il picco dell’11,7 per cento di gennaio 2017 non è più, ad oggi, stato raggiunto. Negli ultimi mesi c’è stato un lento ma costante calo. Grafico 2: Disoccupazione in Italia 2017-2018 – Fonte: Eurostat Il verdetto Luigi Di Maio ha dichiarato che il governo Conte ha ereditato un’Italia in cui si contavano 10 milioni di poveri e il tasso di disoccupazione più alto d’Europa. Mentre la prima osservazione può essere considerata corretta, la seconda no. In Italia, secondo il rapporto più recente stilato dell’Istat, nel 2017 i poveri assoluti erano 5 milioni e 58 mila mentre quelli relativi 9 milioni e 368 mila. Di Maio non specifica a quale delle due si riferisce, ma potrebbe aver arrotondato per eccesso il secondo numero. Per quanto riguarda, poi, il tasso di disoccupazione italiano, i dati testimoniano come in Europa ci siano almeno altri due Paesi (la Spagna e la Grecia) con dei livelli di disoccupazione più alti di quelli italiani. Luigi Di Maio merita un “Nì”.
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