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  • Il 31 gennaio 2021 è stato pubblicato un post su Facebook contenente una fotografia della presidentessa della Commissione europea Ursula von der Leyen e un testo che recita: «Ultimissima da Bruxelles: Ursula von der Leyen fa sapere che senza Conte dovranno ritrattare gli accordi sul Recovery Fund. Adesso ristoratevi con Berlusconi Presidente della Repubblica e Salvini come primo ministro». Si tratta di una notizia falsa. Innanzitutto, la presunta dichiarazione di Ursula von der Leyen non compare tra le comunicazioni della Commissione europea, né su alcun mezzo d’informazione, italiano o internazionale. Il riferimento del post oggetto della nostra verifica è invece alla crisi di governo in corso, sfociata il 26 gennaio 2021 nelle dimissioni presentate al Quirinale dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Alla data del 2 febbraio 2021, la crisi non è ancora stata risolta positivamente e tra le varie opzioni riportate dai media c’è anche quella di un governo non più guidato da Conte. Quello che nel dibattito pubblico italiano è stato accolto con il nome “Recovery Fund”, poi, altro non è che il Recovery and Resilience Facility (Dispositivo di ripresa e resilienza), ovvero il più sostanzioso dei sette pilastri che compongono la strategia con cui l’Unione europea intende guidare la ripresa economica degli Stati membri, che prende il nome di NextGenerationEU. Questo piano ha una potenza di fuoco pari a 750 miliardi di euro, che la Commissione Europea prenderà in prestito dai mercati finanziari e distribuirà tra i 27 stati membri, e il solo Dispositivo di ripresa e resilienza pesa per circa 670 miliardi di euro sul totale. L’Italia dovrebbe essere la principale beneficiaria degli aiuti previsti da NextGenerationEU, con un totale di circa 209 miliardi (81,4 miliardi in sussidi e 127,4 miliardi in prestiti), di cui oltre 146 stanziati tra il 2021 e il 2022. Per accedere a tali risorse, a inizio gennaio 2021 l’Italia ha presentato una bozza del cosiddetto Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, un documento che contiene i programmi su come investire i soldi messi a disposizione dell’Europa. La versione definitiva del testo sarà pronta solo tra qualche mese – nelle intenzioni del governo, dopo un confronto col Parlamento e con le parti sociali – e dovrà essere consegnata entro il 30 aprile 2021 (termine comunque non tassativo, ma soggetto a flessibilità). Come spiega il sito dell’Unione europea, il documento dovrà poi ottenere il parere positivo della Commissione (che potrà richiedere fino a 8 settimane) e poi l’approvazione – a maggioranza qualificata – da parte del Consiglio dell’Unione europea, l’organo che mette attorno allo stesso tavolo i ministri di tutti gli Stati membri. Come hanno spiegato i colleghi di Pagella Politica, inoltre, esiste un meccanismo definito “freno d’emergenza”. Questo potrà essere attivato in seno al Comitato economico e finanziario (un organo tecnico dell’Ue) su richiesta di uno o più Stati membri che abbiano segnalato «significative deviazioni», da parte di uno Stato che ha ricevuto le risorse, rispetto agli impegni presi. Il meccanismo non garantisce alcun diritto di veto ai singoli Stati e il procedimento non potrà in ogni caso durare per più di tre mesi, ma potrà bloccare l’erogazione delle risorse in via temporanea. Sono queste le uniche condizioni poste per l’erogazione del cosiddetto Recovery Fund e non, come riportato nel post oggetto della nostra verifica, la presenza di Giuseppe Conte come presidente del Consiglio. Del resto, non è pensabile che un cambio di maggioranza possa avere alcun impatto su accordi internazionali, soprattutto considerando che nel 2021 si terranno delle elezioni – tra le altre – in Olanda, Germania, Bulgaria e Repubblica Ceca. Un governo che firma un trattato impegna infatti lo Stato che rappresenta e un eventuale cambio di maggioranza o di presidente non può avere effetti in questo ambito.
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