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  • Questo «uomo inglese» non è stato condannato a 2 anni di carcere «per un adesivo» anti-immigrazione L’ 8 settembre 2024 è stato pubblicato un post su X in cui si dice che «un uomo inglese» sarebbe stato «condannato a 2 anni di carcere per un adesivo» su cui c’era scritto «Saremo una minoranza nel nostro Paese nel 2066». Nel post compare anche lo screenshot di un articolo in inglese intitolato: “British man sentenced to 2 years in jail over anti-immigration stickers” (in italiano, «Uomo britannico condannato a 2 anni di carcere per adesivi anti-immigrazione»). Lo stesso contenuto è stato diffuso anche su Facebook. Si tratta di una notizia presentata in maniera fuorviante, che non permette di capire cos’è accaduto realmente. Il cittadino britannico a cui si riferisce il post si chiama Samuel Melia ed è un attivista di estrema destra. Come riportato dai media locali, Melia era stato accusato a gennaio 2024 davanti alla Corte della corona di Leeds, in Inghilterra, di due reati: incitamento all’odio razziale tramite la pubblicazione di materiale scritto e incoraggiamento o assistenza intenzionale alla commissione di reati aggravati da motivi razziali. In particolare, le accuse riguardavano degli adesivi con messaggi razzisti che Melia aveva progettato e prodotto tra il 2019 e il 2021 e affisso in luoghi pubblici. Nella sua abitazione erano stati trovati dalla polizia anche una foto del dittatore nazista Adolf Hitler e manifesti del Terzo Reich. Inoltre, le indagini avevano appurato che Melia gestiva un gruppo Telegram con oltre 3mila iscritti in cui aveva utilizzato insulti razzisti nei confronti di persone nere, asiatiche ed ebree. Come riportato dalla BBC, il 1º marzo 2024 l’uomo era stato ritenuto colpevole dal tribunale per entrambi i reati e condannato a due anni di carcere. Nel corso del processo, è stato appurato che gli adesivi di Melia contenevano insulti razzisti nei confronti di varie minoranze etniche. Inoltre, era anche emerso che l’uomo nutriva un «interesse ossessivo» per Oswald Mosley, fondatore della British Union of Fascists negli anni ’30, e che stava tentando di «spacciare lo stesso antisemitismo», ha dichiarato Tom Bayliss KC, il giudice che ha emesso la sentenza. Melia quindi non è stato condannato a due anni di carcere per aver affisso un adesivo contro gli immigrati. L’attivista di estrema destra con simpatie naziste è stato invece riconosciuto colpevole di incitamento all’odio razziale tramite la realizzazione e la diffusione di adesivi razzisti e di aver incoraggiato reati aggravati da motivi razziali.
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