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  • Aiutaci a migliorare Facta! Partecipa al nostro breve sondaggio (servono 5 minuti), del tutto anonimo. Potremo conoscere meglio il nostro pubblico, migliorare quello che facciamo e come lo facciamo. CLICCA QUI PER INIZIARE Martedì 14 luglio la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un articolo pubblicato l’11 luglio dal sito web Juorno.it (che si autodefinisce «un portale di informazione che nasce a Napoli»), dal titolo: «In Kazakistan c’è “un focolaio di polmonite sconosciuta e più letale del coronavirus”». Nel corpo dell’articolo troviamo il riferimento a una misteriosa polmonite, che in Kazakistan avrebbe «finora ucciso oltre 1.700 persone», denunciata «dall’ambasciata cinese del Paese dell’Asia centrale». Nello stesso articolo troviamo poi anche una parziale smentita delle informazioni riportate nel titolo, con un virgolettato, attribuito alle «autorità del Kazakistan» in cui si spiega che «i casi registrati come polmoniti presentavano sintomi come quelli del Covid-19» e che dunque nella loro opinione si tratterebbe del nuovo coronavirus Sars-Cov-2 non diagnosticato. Nonostante le informazioni riportate nell’articolo siano corrette, il titolo della notizia risulta fuorviante e allarmistico. Il caso delle «polmoniti sconosciute» in Kazakistan è scoppiato lo scorso 2 luglio, quando l’ambasciata cinese ad Astana ha lanciato un allarme riguardo «una polmonite non nota», che avrebbe già fatto oltre 1.700 vittime. Secondo l’ambasciata cinese, nel solo mese di giugno ci sarebbero stati 628 decessi, con un tasso di letalità più elevato rispetto a quello causato dal nuovo coronavirus. A stretto giro, già il giorno successivo, è arrivata la smentita del ministro della Sanità kazako Aleksey Tsoy, secondo cui «le informazioni diffuse da alcuni media cinesi [il riferimento è al Global Times, che ha rilanciato le preoccupazioni dell’ambasciata, ndr] non corrispondono alla realtà». Secondo Tsoy, la maggior parte dei casi di polmonite denunciati dall’ambasciata cinese sarebbero stati diagnosticati clinicamente come contagi da Covid-19, ma non possono ancora essere definiti tali a causa dell’assenza di test in laboratorio, che l’Oms considera elemento indispensabile per la corretta diagnosi della malattia. Il 10 luglio 2020 sull’argomento è intervenuta l’Organizzazione mondiale della sanità che nel corso della rituale conferenza stampa, tenuta ogni due giorni da inizio pandemia (qui dal minuto 36:32) ha rassicurato spiegando che il caso kazako è tenuto sotto controllo e che probabilmente «molte di queste polmoniti sono in realtà casi di Covid-19 non diagnosticato». Attualmente i casi di Covid-19 confermati in Kazakistan sono quasi 60mila, con 375 vittime da inizio pandemia.
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