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  • Nel corso di un’intervista presso la sede del Corriere della Sera, il deputato ed ex segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani ha parlato di diversi temi, tra cui la situazione economica italiana. Uno dei dati che ha citato per descriverla, rispondendo a una domanda sull’ILVA di Taranto, è stata la produzione industriale. Bersani ha detto che essa è calata di un quarto dall’inizio della crisi e che questa diminuzione è un primato in Occidente. Unità di produzione Possiamo verificare il numero di Bersani con il database dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che registra diversi indicatori della produzione industriale per i suoi 35 paesi membri e non solo. Come prima approssimazione, possiamo utilizzare questo insieme come “i paesi occidentali”. In particolare, abbiamo considerato l’indice della produzione dell’industria totale – che comprende anche il settore energetico – dal 2007 al 2015. I dati sono riportati qui per facilità di consultazione (il valore di riferimento è quello del 2010, posto pari a 100). Consideriamo come primo anno della crisi il 2008, che è comunemente indicato come l’anno in cui la crisi finanziaria, partita negli Stati Uniti nell’estate 2007, si trasmise all’economia reale globale. Nel prossimo grafico riportiamo i paesi OCSE con una performance negativa negli ultimi anni. L’Italia non è in ultima posizione, ma con un calo del 22,4 per cento è in effetti uno dei fanalini di coda. Il dato si avvicina al 25 per cento di cui parla Bersani ed è simile a quanto registrato dai dati Eurostat: i quali dicono che tra 2008 e 2015 il calo è stato di 23 punti (la Spagna fa leggermente peggio, con -23,6 punti; la Grecia anche, con -29,6). L’Italia che produce Bisogna anche tenere presente che il settore manifatturiero in Italia è molto più sviluppato rispetto ad altri grandi paesi. Come conferma l’ultimo rapporto Scenari industriali del Centro Studi Confindustria (pubblicato a novembre 2016), il nostro paese è la seconda manifattura europea, dietro la Germania, e la settima mondiale (Tab. 1.1, p. 13). Nel 2015, l’Italia contribuiva per il 2,3 per cento al valore aggiunto manifatturiero mondiale, assai meno della quota tedesca (6,1) ma leggermente di più rispetto a Francia e Regno Unito (entrambe al 2,2). Un altro numero che permette di rendersi conto della crisi nostrana è il calo di questa quota rispetto ai livelli pre-crisi. Il verdetto Pier Luigi Bersani ha detto che la produzione industriale italiana è calata di un quarto dall’inizio della crisi e che nessun altro paese occidentale ha fatto peggio. Entrambe le affermazioni sono quasi corrette: diversi indicatori stimano il calo in poco meno del 25 per cento, e l’Italia è solitamente al terzultimo posto per la performance produttiva dietro a Spagna e Grecia. “C’eri quasi” per l’esponente del Partito Democratico.
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