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  • Il 22 aprile 2024 è stato pubblicato un post su X che afferma: «Ma sta pagliacciata di provocare i monsoni nella pianura padana a forza di strisciate in cielo deve continuare ancora per molto? No perché dopo 10 giorni di uragano ne abbiamo francamente piene le palle eh..». Lo stesso profilo, nel rispondere al commento di un altro utente, ha riportato lo screenshot di un articolo pubblicato sul sito della rete televisiva americana CNBC, che in italiano recita: «Gli Emirati Arabi Uniti utilizzano la tecnologia del cloud seeding per far piovere». Si tratta di contenuti che veicolano notizie prive di fondamento. Anche se non viene espressamente menzionata, il riferimento alle “strisciate in cielo” rimanda alla teoria del complotto delle “scie chimiche”. Questa teoria, priva di evidenza, sostiene l’esistenza di un programma segreto per diffondere sostanze nell’atmosfera tramite gli aerei. Secondo i suoi fautori, molte delle scie rilasciate dagli aerei in quota, che si possono osservare nel cielo, non sarebbero scie di condensazione ma il prodotto del rilascio intenzionale di diversi agenti chimici e biologici. Questo programma sarebbe messo in atto da diverse entità e avrebbe, tra i propri scopi, il controllo o l’avvelenamento della popolazione ma anche la modificazione del clima. Nel secondo post oggetto di analisi, l’utente fa poi riferimento al cloud seeding come esempio di quelle che nel primo post definisce “strisciate in cielo”. Il cloud seeding letteralmente “inseminazione delle nuvole” – è una tecnica che consiste nella dispersione nell’aria di sostanze, come lo ioduro d’argento, che dovrebbero funzionare come nuclei di condensazione all’interno delle nuvole e stimolare la caduta di pioggia o neve. Le evidenze scientifiche sulla sua efficacia sono piuttosto limitate e sono tuttora oggetto di discussione. Di recente il cloud seeding è stato invocato come possibile causa delle alluvioni che hanno colpito Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Ne abbiamo parlato su Facta, riportando le posizioni di alcuni scienziati che spiegano perché questa tecnica non può avere causato quell’evento meteorologico. Dal punto di vista meteorologico le piogge che si sono verificate nel Nord Italia, nel periodo di tempo a cui fa riferimento il primo post oggetto di analisi, non sono né monsoni (venti stagionali caratteristici del clima di diverse aree tropicali, come quelle dell’Oceano Indiano) né uragani. Come ha spiegato a Facta la meteorologa e climatologa Serena Giacomin, presidente dell’associazione Italian Climate Network, da domenica 21 aprile si è avvicinata verso l’Italia una perturbazione, spinta da correnti di origine artica, che ha generato le precipitazioni che si sono registrate nelle successive 48 ore. «Le temperature sono anche di 6-8 gradi inferiori rispetto alla norma climatica, quindi rispetto alle temperature tipiche per questa decade di aprile», ha detto Giacomin. Si tratta di una situazione anomala, anche perché, ha osservato l’esperta, «ormai non capita molto spesso di vivere fasi con temperature inferiori alla norma, al contrario siamo frequentemente con temperature più elevate rispetto ai valori di riferimento». Come ha precisato Giacomin, inoltre, «è necessario interpretare questa fase nel contesto climatico. Occorre ricordare che meteo e clima sono due cose diverse e che la variabilità (comprese le oscillazioni termiche) meteorologica non può corrispondere a un cambio di tendenza climatica. Una singola fase meteorologica non determina in alcun modo una tendenza climatica». Giacomin, infine, ha spiegato che «il fatto di essere passati da temperature eccezionalmente alte intorno ai 30 gradi, attorno a metà del mese, a temperature intorno ai 10 gradi, martedì 22 aprile, non è altro che un segnale dell’estremizzazione climatica a cui stiamo andando incontro a gran velocità».
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