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  • Il 4 maggio la redazione di Facta ha ricevuto diverse segnalazioni via WhatsApp che chiedevano la verifica di una notizia condivisa su Facebook secondo cui due donne «con tesserino dell’Asl» di Brescia starebbero «girando per appartamenti con la scusa di misurare le polveri sottili». In realtà le donne non sarebbero dipendenti dell’Asl e sarebbero armate. La notizia è accompagnata anche dalla foto del presunto tesserino di una delle due donne. Questa notizia è priva di fondamento e circola, in versioni differenti, da tre anni. Andiamo con ordine. Come ha ricostruito il sito di fact-checking Bufale.net, una prima versione di questa notizia senza riscontri era stata diffusa il 5 aprile 2017. In questo caso, il messaggio allarmistico parlava di tre ragazze che, con la scusa di una raccolta firme, cercavano di entrare nelle case altrui. Questa prima versione era stata smentita dalle forze di polizia, come si può leggere qui. Il 10 maggio 2017, dopo che cinque giorni prima a Pomezia (Lazio) si era verificato un incendio in un sito di stoccaggio di rifiuti, era iniziato a diffondersi un nuovo messaggio allarmistico in cui si leggeva che qualcuno stava girando «per appartamenti con la scusa di misurare le polveri sottili e controlli vari per via dell’incendio di Pomezia». Il testo invitava a non aprire agli estranei perché erano persone armate. Anche in questo caso, le forze dell’ordine locali contattate dal sito di fact-checking Butac avevano smentito di aver ricevuto segnalazioni di episodi simili. Il 18 maggio 2017 era poi apparso un nuovo messaggio virale a cui era stato aggiunto un nuovo particolare: a girare per le case sarebbero state due donne in possesso di un tesserino dell’Asl. In un’ulteriore versione databile a giugno dello stesso anno, veniva poi eliminato il riferimento territoriale a Pomezia. Infine, nel 2018 al messaggio di allarme è stata aggiunta anche la foto di un dipendente della Asl di Brescia, che in realtà non c’entra nulla, come si può leggere qui. La stessa Asl di Brescia, in un comunicato ufficiale, aveva annunciato che, visto che la notizia inventata era «corredata da una foto che riproduce un tesserino in uso nell’allora Asl di Brescia», si riservava di tutelare la propria immagine nelle sedi competenti, invitando inoltre «i cittadini a non incentivare la diffusione di tale falsa notizia».
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