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  • Il 9 maggio 2021 la redazione di Facta ha ricevuto più volte la richiesta di verificare un articolo, pubblicato l’8 maggio 2021 sul blog cattolico Chiesa e Post concilio, intitolato «USA. Esperimenti universitari su parti di feti abortiti, finanziamento collegato a Fauci». Come ammesso esplicitament dagli autori, è in buona parte la traduzione di un articolo pubblicato sul sito antiabortista Life Site News il 3 maggio 2021, che a sua volta riassume il contenuto di un video pubblicato lo stesso giorno dal Center for Medical Progress, un gruppo antiabortista statunitense. L’articolo insinua che l’Università di Pittsburgh sarebbe un «centro per il traffico e la sperimentazione di organi e parti del corpo di bambini abortiti», e lascia intendere che in questo sarebbe coinvolto Anthony Fauci, consigliere medico a capo dell’amministrazione statunitense. Si tratta di una notizia falsa. Andiamo con ordine. Il presunto coinvolgimento di Fauci nella vicenda deriva da uno studio pubblicato il 3 settembre 2020 e svolto dall’università di Pittsburgh (Pennsylvania, Stati Uniti), in cui si utilizzano tessuti fetali per creare modelli del sistema immunitario della pelle. Tale studio è stato finanziato per gli anni 2018-2021 con 430 mila dollari dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), il cui direttore è Anthony Fauci. Il Niaid è un ramo dei National Institutes of Health (Nih) e sono le loro linee guida a regolamentare la destinazione dei fondi di ricerca che fa uso di tessuti fetali. Sebbene Fauci, come direttore dell’istituto, sia responsabile delle decisioni finali sui finanziamenti, queste decisioni sono prese in base alle linee guida di cui sopra e al giudizio scientifico di altri scienziati del ramo, indipendenti dai Nih, come da procedure spiegate in dettaglio in questo documento. L’articolo a questo somma poi un altro studio della stessa università ma non correlato al primo e non finanziato dal Niaid, e risalente al 2011, dove viene descritto lo sviluppo di un protocollo per la raccolta di cellule staminali fetali del fegato. Nell’articolo si insinua in termini vaghi che dietro a tutto ciò potrebbero esserci accordi tra Planned Parenthood – la no-profit che è anche la principale organizzazione statunitense che fornisce cliniche per l’aborto negli Stati Uniti – e l’università di Pittsburgh per acquistare o ottenere illecitamente tessuti fetali. Come spiegato in dettaglio nello stesso studio sulle cellule staminali citato dall’articolo, i tessuti fetali sono stati ottenuti dopo consenso informato, secondo un protocollo approvato da una commissione etica e in cui la donazione viene concordata solo dopo che le madri hanno già dato l’assenso all’aborto. Inoltre, come dice sempre lo studio, si tratta di aborti «prescritti per motivi medici» e che erano pianificati indipendentemente dall’utilizzo dei tessuti a scopo di ricerca. I sospetti quindi di una «destinazione illegale di organi fetali abortiti», nelle parole dell’articolo a noi segnalato, non trovano alcun riscontro nei fatti. Più in generale, Planned Parenthood è da tempo uno dei principali bersagli della propaganda antiabortista americana, e ha anche subito attentati mortali in passato. L’insinuazione che sia coinvolta in loschi traffici di tessuti fetali è salita alla ribalta proprio con un video del Center for Medical Progress del 2015. Come hanno analizzato all’epoca i nostri colleghi di FactCheck, in realtà il video tagliava e decontestualizzava affermazioni di dirigenti di Planned Parenthood per dare l’impressione falsa che approfittassero dalla vendita di questi tessuti, mentre in realtà chiedevano denaro per rientrare dei costi, cosa esplicitamente permessa dalle linee guida dei Nih. In conclusione, non c’è una cospirazione tra l’Università di Pittsburgh e Planned Parenthood che coinvolge Fauci per il commercio o il traffico di tessuti fetali: l’articolo oggetto della nostra analisi descrive, sia pure in toni sensazionalistici e fuorvianti, studi scientifici eseguiti con tessuti e cellule fetali (sui quali ognuno potrà formare il proprio giudizio etico), che sono stati condotti secondo protocolli concordati con una commissione etica e col consenso informato delle madri che avevano già deciso di abortire.
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