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  • Malta una specie di piccola “Australia” nel Mediterraneo? Così sembra suggerire Salvini, riferendosi alle politiche delle autorità maltesi nei confronti dei barconi di migranti che tentano di attraversare il mare, e accusando il Primo Ministro, Joseph Muscat, di riempire l’Italia di complimenti, mentre il suo Paese assiste impassibile al fenomeno. Prima di vedere se le accuse di Salvini sono corrette, vediamo un po’ di numeri e cerchiamo di capire qual è la situazione attuale. Malta, i richiedenti asilo e gli sbarchi Piazzato proprio in mezzo al mare, l’arcipelago maltese è un avamposto dell’Unione Europea nel Mediterraneo Centrale e, quindi, è investita dal fenomeno delle rotte migratorie. A guardare i numeri sembrerebbe inizialmente che Malta stia facendo la sua parte: per quanto riguarda le richieste di asilo in esame nel 2014, Eurostat comunica che Malta ne ha ricevute 1.350, ovvero una ogni 315 abitanti (contro una ogni 941 abitanti in Italia, se facciamo un confronto in base alla popolazione). Relativamente agli sbarchi, ci affidiamo ai dati dell’Unhcr (l’Agenzia ONU per i rifugiati) degli ultimi dieci anni: Una piccola fortezza nel Mediterraneo Quest’ultimo grafico rivela forti punti di critica nei confronti delle autorità maltesi. Il calo degli sbarchi nel 2014, da 2.008 nell’anno precedente a 568 (91 nel 2015) è dovuto – secondo il report per il 2014/2015 di Amnesty International – proprio all’operazione Mare Nostrum avviata dall’Italia (qui si può scaricare il report – la scheda riguardante Malta la trovate a pagina 244 del documento): “Malta ha osservato un calo degli sbarchi di migranti e rifugiati per via dell’operazione italiana Mare Nostrum, che soccorreva i migranti in mare e li scortava fino al territorio italiano”. Lo stesso rapporto, d’altronde, cita la politica particolarmente dura di Malta nei confronti del fenomeno della migrazione africana: “Malta continua ad interpretare in maniera limitata le sue obbligazioni di ricerca e soccorso dei migranti, mirando piuttosto al limitare gli sbarchi di rifugiati e migranti sul suo territorio”. Uno studio pubblicato dalla stessa Amnesty International nel settembre del 2014 (“Lives adrift: Refugees and migrants in peril in the central Mediterranean”) spiega un po’ meglio la situazione. Il rapporto cita, a pagina 9, come diverse interpretazioni dei regolamenti internazionali circa le operazioni di ricerca e soccorso dei migranti tra Malta e Italia abbiano causato incomprensioni risultanti in incidenti e decessi dei migranti, generate dalla mancata adozione, da parte di Valletta, dei nuovi provvedimenti suggeriti dall’Organizzazione Marittima Internazionale sul trattamento da riservare ai barconi dei migranti (pagina 37). Secondo gli stessi ricercatori di Amnesty International, infatti, le autorità maltesi considerano necessario soccorrere un barcone solo se chiaramente in procinto di affondare, mentre le autorità italiane considerano lo stato precario del barcone una condizione di per sé sufficiente al soccorso. Le conseguenze di queste differenze di approccio sono molto chiare a pagina 44: “[…] quando un vascello maltese si avvicina ad un barcone pieno di rifugiati o migranti, gli ufficiali di bordo determinano se risultano condizioni di pericolo e chiedono ai passeggeri se preferiscono essere soccorsi dalle autorità maltesi o continuare per l’Italia“. D’altra parte, se nelle Convenzioni su ricerca e soccorso in mare (vedi SAR Convention) è previsto un obbligo di soccorrere le imbarcazioni in difficoltà, è anche vero che ci sono state situazioni in cui non è stata Malta a non voler soccorrere i migranti e richiedenti asilo, ma gli stessi migranti a rifiutare il soccorso e a tentare di procedere (si veda ad esempio qui o qui). In altri episodi, invece, è stata Malta ad aver negato soccorso, come nel caso della nave Salamis, a cui è stato impedito di sbarcare 102 migranti soccorsi in acque territoriali maltesi. La nave è stata successivamente diretta verso il porto di Siracusa dopo tre giorni di impasse e l’intervento della Commissione Europea. Malta ha sempre dichiarato che l’Italia coordinava le operazioni di soccorso e che, nonostante si fosse in acque maltesi, la competenza ricadeva su Roma. In un rapporto del 2013, l’Agenzia dell’Ue per i Diritti Fondamentali ha censito altri tre casi nel 2006 in cui pescherecci, con a bordo migranti salvati, sono stati respinti dalle autorità maltesi. Si tratta tuttavia di casi del 2006 e 2007 e non è indicato se questi siano poi arrivati in Italia. Il verdetto Dalle evidenze dei rapporti succitati sembrerebbe che Salvini abbia presentato in maniera fuorviante la situazione. Negli anni recenti risulta un solo caso in cui è avvenuto un vero e proprio respingimento, ossia la nave Salamis nel 2013 che trasportava 102 migranti. Non troviamo altre evidenze che portino il totale a “migliaia” di migranti come sostiene il leghista. Ciononostante non vi è alcun dubbio sul fatto che le autorità maltesi abbiamo una politica di dissuasione o come minimo di mancato incoraggiamento nei confronti dei migranti. I rapporti di Amnesty sono particolarmente chiari sul supporto che l’esercito maltese dà ai barconi diretti in Italia. Iil fatto che questi barconi continuino il loro percorso verso l’Italia – o addirittura i casi estremi di migranti che rifiutano di sbarcare sull’isola – indica che Malta non respinge i barconi verso l’Italia ma ne facilita spesso il percorso. Salvini avrebbe ottenuto un “Vero” se avesse affermato che Malta non dissuade i barconi dal procedere verso l’Italia, facilitandone a volte il tragitto. Ma l’implicazione che migliaia di migranti siano arrivati in Italia respinti da Malta è falsa. “Nì” per il leader della Lega.
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