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  • Durante il programma televisivo “Che tempo che fa” il presidente del Consiglio uscente, Paolo Gentiloni, ha affermato che negli ultimi mesi in Italia gli sbarchi si siano ridotti dell’80%, e così anche e i morti in mare. Gentiloni non fa un confronto anno su anno, o governo su governo, ma parla genericamente di risultati “rispetto alla situazione precedente”. Vediamo che cosa dicono i numeri. La situazione da inizio anno Gli sbarchi L’ipotesi più probabile è che Gentiloni faccia riferimento ai dati del Ministero dell’Interno sul numero di migranti sbarcati sulle nostre coste dall’inizio dell’anno ai primi di maggio, al momento della sua dichiarazione. I dati vengono forniti mensilmente oppure giorno per giorno, ma questi ultimi sono successivamente resi non disponibili. Concentriamoci dunque su quelli mensili aggiornati ad aprile incluso. Da gennaio a fine aprile 2017 erano arrivate nel nostro Paese 37.235 persone, mentre dal 1° gennaio al 30 aprile 2018 ne sono arrivate 9.467. Dunque il calo, a fine aprile, era del 74,57%. La percentuale così alta – vicina all’80% citato da Gentiloni – dipende almeno in parte dal fatto che la prima metà del 2017, presa come periodo di confronto, è stato il momento negli ultimi anni in cui il volume degli sbarchi è stato maggiore. Poi, nell’estate del 2017, vi è stato un accordo del governo italiano con le tribù libiche che ha portato al crollo degli sbarchi, già a partire da luglio e in modo più marcato da agosto in avanti. Nel 2018 – considerando che al 9 maggio si contano 9.781 persone sbarcate sulle coste italiane – si può ipotizzare che, se il flusso migratorio manterrà l’andamento dei primi mesi, non si supereranno i 30 mila arrivi, contro i 119.369 del 2017 e i 181.436 del 2016. Morti e dispersi Riguardo ai morti e dispersi in mare, secondo i dati UNHCCR – considerando la medesima finestra temporale che abbiamo utilizzato per confrontare il numero di arrivi – sono stati 363 da inizio gennaio a fine aprile 2018, contro i 1.087 dei primi quattro mesi del 2017: una diminuzione del 66%. Guardando ai – drammatici – numeri di morti e dispersi dunque una diminuzione c’è, anche se la percentuale è inferiore a quella data da Gentiloni. Ma se si confrontano i dati su morti e dispersi in rapporto al totale degli arrivi, scopriamo che nel 2018 la percentuale di chi non ce l’ha fatta è più elevata rispetto al 2017: il 38,6 ogni mille rispetto al 29,2 ogni mille. Il verdetto Gentiloni ha sostanzialmente ragione per quanto riguarda il calo degli sbarchi: il -75% di fine aprile è un dato vicino all’80% citato dal premier uscente. Sui morti e dispersi in mare la situazione è più sfumata: è vero che nei primi quattro mesi ci sia stato un calo del 66% dei morti, in numero assoluto. Tuttavia il rapporto tra numero di sbarchi e numero di morti e dispersi è peggiorato, passando dal 3% circa al 4% circa. Nel complesso Gentiloni merita comunque un “C’eri quasi”.
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