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  • Lunedì 4 maggio la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp numerose segnalazioni che chiedevano di verificare un messaggio, circolato sull’app di messaggistica istantanea, che promette di spiegare «nel dettaglio» il funzionamento dell’app per il tracciamento dei contagi da Covid-19, descritta come un dispositivo «che una volta installato, demanda ad altri la totale sovranità sulla vostra esistenza». Il messaggio è articolato in 8 punti e si riferisce a Immuni, l’applicazione italiana sviluppata da Bending Spoons, Jakala e Centro medico Sant’Agostino e selezionata dal governo per tracciare movimenti e contatti delle persone, in funzione del contenimento dei contagi da Covid-19. Nelle ultime settimane l’app è stata spesso al centro di casi di disinformazione: ne abbiamo parlato qui e qui. Esaminiamo ora uno per uno i punti del messaggio diventato in questi giorni virale su WhatsApp. 1. «L’app potrà essere usata per qualsiasi altra situazione, non necessariamente sanitaria» Falso. Questo aspetto è regolamentato dal decreto-legge n.28 del 30 aprile 2020, che all’articolo 6 specifica che l’utilizzo dell’applicazione e della piattaforma «sono interrotti alla data di cessazione dello stato di emergenza disposto con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, e comunque non oltre il 31 dicembre 2020». Entro il 31 dicembre 2020, non solo la piattaforma smetterà di funzionare, ma tutti i dati personali trattati dovranno essere cancellati «o resi anonimi». 2. «Vi vengono richiesti il numero di telefono e tutti i dati sensibili» Falso. L’app Immuni non chiederà di fornire dati anagrafici né numero telefonico e non sarà in grado di accedere alla rubrica dello smartphone. In caso contrario l’intero sistema violerebbe il principio della minimizzazione dei dati, sancito dall’articolo 5 del Regolamento Europeo 679/2016. Tale cautela è richiamata anche nel testo del decreto-legge n.29 del 30 aprile, che sempre nell’articolo 6 precisa che «i dati personali raccolti dall’applicazione sono esclusivamente quelli necessari ad avvisare gli utenti dell’applicazione di rientrare tra i contatti stretti di altri utenti accertati positivi al COVID-19». 3. «Devi dichiarare se mostri sintomi, se sei risultato positivo» Vero, ma non obbligatorio. La funzione principale della app sarà quella di tracciare la lista delle persone con cui si è venuti a contatto e in caso di positività al test sarà possibile inviare loro una notifica, in modo totalmente anonimo. I sintomi potranno invece essere elencati nella sezione riservata al «diario». Entrambe le richieste non sono tuttavia obbligatorie e l’utente potrà decidere se effettuare tali operazioni di volta in volta. 4. Ci sarà una «mappa del terrore, con i puntini rossi che indicano dove sono i casi» Falso. Il decreto-legge n.29 del 30 aprile 2020, sempre all’articolo 6, specifica che «è esclusa in ogni caso la geolocalizzazione dei singoli utenti». In nessun caso, dunque, sarà possibile tracciare una mappa che tenga conto dei singoli casi di contagio. 5. «Si possono autogenerare (ed archiviare) le famose autocertificazioni ed i permessi di lavoro per spostarsi. In questo modo il Governo saprà da dove ti muovi, dove vai, per quanto tempo» Falso. L’app Immuni non contiene una sezione per generare autocertificazioni. Come rivelato il 30 aprile dalla ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone alla trasmissione televisiva Coffee Break trasmessa su La7, il governo sta lavorando ad un’app in grado di snellire il processo di autocertificazione, «ma abbiamo dato priorità all’app Immuni». 6. «Il governo invia direttamente un SMS alla persona con i suoi “diktat”. Per esempio: “da oggi si esce dalle 9 alle 11”. Il Governo saprà se lo avete letto o no». Falso. Come detto, l’app Immuni non sarà in alcun modo collegata al numero di telefono, circostanza che rende impossibile l’invio di sms. 7. «Il governo può aggiornare da remoto il tuo stato di salute, decidendo che sei risultato positivo» Falso. L’app Immuni non indicherà automaticamente l’eventuale contagio, ma spetterà all’utente comunicarlo attraverso un codice fornito insieme al risultato del test, da inserire sull’app. 8. «L’app crea automaticamente una mappa degli spostamenti» Falso. Come abbiamo specificato sopra al punto 4, il governo ha escluso l’utilizzo della geolocalizzazione gps. L’applicazione funzionerà dunque tramite bluetooth, tecnologia utilizzabile anche in assenza di connessione internet e che rende impossibile definire l’esatta geolocalizzazione dell’utilizzatore dell’applicazione.
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